Francesca Colombini Cinelli e il successo di Montalcino

Francesca Colombini Cinelli (ph Fattoria dei Barbi)Grande cultura, amore per il territorio, una visione imprenditoriale moderna e lungimirante. La scomparsa di Francesca Colombini Cinelli è una perdita importante per Montalcino e per l’intero mondo del vino italiano. La vera “Signora del Brunello”, per anni alla guida della storica Fattoria dei Barbi, ha sempre lavorato in maniera generosa, aperta e pionieristica per la costruzione e la comunicazione del territorio contribuendo in prima persona al successo di Montalcino.

“Se ne va una donna di grande valore sia per la famiglia, che per l’azienda, la storica Fattoria dei Barbi, ricevuta in eredità dal padre Giovanni ed oggi guidata dal figlio Stefano Cinelli Colombini, ma Francesca Colombini Cinelli è stata una delle vere artefici della costruzione del territorio del Brunello, una delle vere “luci” di Montalcino - è il ricordo del direttore WineNews, Alessandro Regoli - che è stata un’imprenditrice moderna già negli anni Sessanta-Settanta del Nocevento. Con lei la Fattoria dei Barbi era una fattoria toscana completa, che affiancava la produzione di grandi formaggi e salumi a quella di grandi vini, allora come oggi apprezzati in tutto il mondo, come testimoniano anche la partecipazioni della Fattoria alla prime New York Wine Experience di “Wine Spectator”, quando le aziende italiane ad essere selezionate erano pochissime, a differenza di oggi”.

Una pioniera vera Francesca Colombini Cinelli, sottolinea WineNews, non solo per essere stata una delle primissime donne alla guida di un’azienda agricola - in una Montalcino ed in un’Italia ben diversa da ora, che viveva il “travaso” dalla campagna alla città, convinta che l’industria fosse il nuovo benessere, mentre nella campagna restava “la malora”, tesi poi smentita in buona parte dalla storia - ma anche per le sue idee di comunicazione, capace di accendere un faro sul territorio di Montalcino, ben lungi, all’epoca, dall’essere mediaticamente esposto come oggi. Per esempio, con il premio letterario e giornalistico internazionale Barbi Colombini, nato nel 1981, e andato in scena per 18 edizioni, che ha premiato e portato sul territorio i più grandi personaggi della cultura, della letteratura e del giornalismo italiano e mondiale: da Saul Bellow (vincitore del Premio Nobel per la Letteratura e del Premio Pulitzer) a Gianni Brera, da Susanna Tamaro a Cesare Brandi, da Mario Luzi a Romano Bilenchi, da Mario Tobino a Manlio Cancogni, da Mario Rigoni Stern a Rosetta Loy, da Raffaele La Capria a Jean d’Ormesson, da Gina Lagorio a Sebastiano Vassalli, da Alessandro Parronchi a Giorgio Bocca, da Sergio Zavoli a Giulietta Masina, da Piero Angela a Federico Fellini, da Enzo Biagi a Bruno Vespa, solo per citarne alcuni. “Una donna che ha sempre saputo guardare avanti, al futuro, e mai al passato, non pensando solo a consolidare la sua azienda, ma a costruire un territorio a cui ha voluto bene, dove è cresciuta e vissuta, e che, non sempre, le ha sempre riconosciuto il giusto e grandissimo merito”, aggiunge ancora il direttore WineNews, Alessandro Regoli.

Nel 2017, chiamata sul palco delle celebrazioni per i 50 anni del Consorzio del Brunello, insieme ad una altro nome importantissimo per il territorio, quello di Ezio Rivella, raccontando la storia da lei vissuta in prima persona, aveva detto: “la nostra idea era quella di portare avanti Montalcino com’era. Ed era la stessa alla base di quella cultura intellettuale e scientifica che alla fine dell’Ottocento accomunava le nostre famiglie borghesi in una “fucina” di ricerche e di sperimentazioni di nuove tecniche enologiche. Il Brunello - aveva detto Francesca Colombini Cinelli - è come il tweed: non siamo mai stati di moda, ma sempre un grande classico. Negli anni Sessanta, a Montalcino come in altre parti d’Italia, la fine della mezzadria aveva già cambiato tutto, ponendo le basi del fare impresa. Ancora oggi amiamo chiamarci fattorie: bellissimo. Ma siamo imprese vere e proprie. Di uguale, qui, è rimasto solo il vino con la sua storia molto lunga. La mia famiglia si è sempre occupata di agricoltura e di vino, e in quegli anni mio padre, illuminato, decise che dovevamo cambiare pelle. Fu un momento triste, ma ci rimboccammo le maniche, mentre molti contadini lasciavano le campagne perché non potevano comprare la terra. Fu l’intervento del Governo con i mutui per le proprietà agricole che permise ad alcuni di rimanere, facendo esplodere le piccole proprietà contadine. Ma molte furono vendute ed iniziarono ad arrivare imprenditori e idee da fuori, fenomeno che, incessante, continua ancora oggi. Ma un punto fermo in comune lo abbiamo sempre avuto: il Brunello, per cui c’erano da fare scelte coraggiose e dovevamo capire quali”.

Dalla redazione della MontalcinoNews le più sentite condoglianze ai familiari e ai figli, Stefano e Donatella Cinelli Colombini. Le esequie si celebreranno a Montalcino il 31 dicembre alle ore 15.30 nel Santuario della Madonna del Soccorso. La tumulazione avverrà nella cappella di famiglia del Cimitero della Misericordia di Siena alle ore 11 del 2 gennaio 2023.

Un pensiero su “Francesca Colombini Cinelli e il successo di Montalcino

  1. L sig ra. FRANCESCA e stata veramente una grande donna , io ho avuto il piacere di conoscerla già negli anni 70 e ancora ,ci ospito con mia moglie nel suo podere quando andammo in viaggio di nozze a Montalcino , ho un ricordo di lei bellissimo.
    In questo momento mi sento di stare vicino a Stefano e a Dinatella per la grande perdita.

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