Valorizzare il Sangiovese nei suoi territori d’elezione, compiendo un passo verso Montalcino: la Famiglia Cecchi, storica realtà del vino italiano, fondata nel 1893 in Toscana e oggi guidata da Andrea Cecchi, con oltre 130 anni di storia alle spalle, ha annunciato ufficialmente l’ingresso di Tenuta Aminta nel suo “universo enologico”, acquistata nel 2018 in una delle aree più vocate, a Castelnuovo dell’Abate, con i vigneti a due passi dalla millenaria Abbazia di Sant’Antimo, da cui nascono le prime etichette di Brunello di Montalcino 2020 (prodotto in sole 3.000 bottiglie numerate, e un limitato numero di magnum) e Rosso di Montalcino 2023 (3.100 bottiglie, affiancate da magnum in quantità limitata).
“Con Aminta abbiamo voluto completare un percorso che da sempre ci lega al Sangiovese, vitigno che consideriamo centrale nella nostra identità produttiva. Entrare a Montalcino è stato il risultato di una scelta attenta, maturata nel tempo, che ci ha portati a investire in un territorio di straordinaria complessità e prestigio. Aminta nasce da questa visione: valorizzare i grandi terroir italiani con vini profondamente legati all’origine, essenziali nello stile e pensati per durare nel tempo”, spiega Andrea Cecchi, presidente e ceo Famiglia Cecchi.
La tenuta si estende per 6 ettari nell’area sud-orientale del distretto del Brunello di Montalcino. I vigneti si articolano in tre corpi distinti, Pian Bossolino, Cantina e Caselle, e godono di condizioni pedoclimatiche particolarmente favorevoli grazie all’altitudine, all’esposizione e alla protezione naturale offerta dal Monte Amiata. La geologia dei suoli è eterogenea, con presenza di galestro, pietraforte e sabbie messiniane, elementi che contribuiscono a generare vini di grande precisione e carattere.
Il progetto prende il nome di Aminta in omaggio a una doppia radice. La prima è personale: Anita, madre di Andrea Cecchi, figura forte e ispiratrice per più generazioni, scomparsa nel 2017, alla quale la famiglia ha voluto dedicare simbolicamente questa nuova avventura. La seconda è territoriale: il Monte Amiata, confine naturale che domina il paesaggio e influenza in modo decisivo il microclima della tenuta, donando escursioni termiche ideali e preservando l’equilibrio vegetativo dei vigneti. A queste si unisce un terzo riferimento, culturale e poetico, alla celebre opera di Torquato Tasso, “L’Aminta”, in cui la presenza di una fonte ricorre come luogo cardine, proprio come la sorgente termale naturale che si trova ai margini del bosco della tenuta.