Tancredi Biondi Santi: “il Brunello è sottovalutato”

Jacopo e Tancredi Biondi Santi“Is Brunello overlooked? (il Brunello è sottovalutato?)” questo il titolo di un articolo uscito sul numero di gennaio della rivista inglese The Drinks Business. Un breve articolo che, però ha messo in evidenza problematiche ampie e complesse.
A mettere in dubbio che il Brunello di Montalcino sia una Denominazione sottovalutata, Tancredi Biondi Santi, che fa parte della settima generazione della famiglia che il Brunello lo ha inventato.
Secondo Tancredi Biondi Santi, nonostante l’attuale popolarità di questo vino, continua ad esserci un deficit di comprensione riguardo l’identità più autentica di questa Denominazione al punto che si rischia che “l’attenzione rimanga tutt’oggi focalizzata sui Super Tuscans, su alcuni produttori del Barolo mentre uno dei grandi vini d’Italia come il Brunello di Montalcino è costretto spesso a combattere una battaglia di retroguardia”.
Mentre, infatti, molti altri grandi vini italiani, sottolinea Biondi Santi, risultano spesso più immediati, più facilmente apprezzabili, anche dai giovani appassionati di vino, per il Brunello è fondamentale essere pazienti perché è il tempo a decretarne la qualità più autentica e dimostrabile.
Ma questa percezione sui valori più veri del Brunello, secondo l’erede dell’importante brand di Montalcino, è ancora lontana da venire. Ed è un ritardo dovuto anche alle diversità di stili e tecniche produttive proposte dalle cantine di Montalcino, che sicuramente rendono le cose ancor più problematiche.
Tancredi Biondi Santi evidenzia come, questa difficoltà di riuscire a far percepire i valori qualitativi reali del Brunello, sia decisamente frustrante per un’azienda come la sua che “è stata quella che ha creato il concetto “moderno” del Brunello nel diciannovesimo secolo”. “Nonostante queste frustrazioni - ha sottolineato a The Drinks Business il rampollo Biondi Santi - la nostra famiglia non ha voluto cambiare filosofia produttiva solo per inseguire le tendenze del mercato”.
L’immagine del Brunello è stata definita come una “lama a doppio taglio”, con un passato da basse produzioni e prezzi elevati e poi una evoluzione degli stili di vinificazione e una mancanza di presenza su certi mercati, aspetti che tutt’oggi determinano alcune difficoltà nella proposta commerciale di questa importante tipologia di vini.
Il problema del Brunello di Montalcino e di molte altre Denominazioni italiane sembra essere, dunque, quello di riuscire a far emergere valori territoriali chiari, a dare chiavi di lettura dei propri vini il più possibile oggettive e di limitare il fatto che tutto si racchiuda sugli stili interpretativi dei produttori. Se l’unico fattore del terroir che oggi siamo in grado di proporre al mercato, al trade, ai consumatori è lo stile del produttore sarà sempre più difficile garantire presidi efficaci della reputazione e posizionamento delle nostre denominazioni, anche quelle più autorevoli.
Potrebbe, per il Brunello, essere importante seguire l’esempio di altri territori, uno su tutti il Barolo, e proporre una diversificazione delle zone di produzione per una nuova classificazione che identifichi ed esalti i diversi terroir di questo grande vino?

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