La rinascita della Pieve di San Pietro a Pava

La Pieve di San Pietro a Pava a San Giovanni d'AssoChi percorre la Strada Provinciale 14, che da San Giovanni d’Asso porta a Torrenieri, si sarà accorto, a neanche 3 km dalla città del tartufo, della presenza di alcuni scavi. È ciò che rimane della Pieve di San Pietro a Pava, un edificio religioso documentato per la prima volta nel 714, quando fu oggetto di contesa dei vescovi di Siena e Arezzo per il possesso di alcune chiese di confine. Dal 2000, l’area di Pava ha visto concentrarsi studi, ricerche e campagne di scavo (dirette dal professore Stefano Campana e dalla dottoressa Cristina Felici) che hanno portato alla luce la più antica chiesa scavata in estensione in Toscana, un monumento estremamente importante per la storia delle campagne italiane che nell’ambito della ricerca archeologica è stato al centro di convegni, incontri e pubblicazioni. Nel 2014 l’inaugurazione del Parco Archeologico, a dieci anni dall’inizio degli scavi, diretti dall’Università di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali con la collaborazione di numerosi atenei nazionali e internazionali tra cui Pisa, Napoli e Aix en Provence. Poi un periodo di transizione, “ma adesso, dopo la fusione dei Comuni di Montalcino e San Giovanni d’Asso, siamo pronti a ripartire”, spiega alla Montalcinonews Stefano Campana, responsabile scientifico degli scavi di Pava. Grazie anche al supporto di una azienda di Brunello di Montalcino, Le Ragnaie.

La Pieve di San Pietro a Pava a San Giovanni d'AssoLa Pieve di San Pietro a Pava ha una storia di lunga durata e grande interesse. Prima conobbe un insediamento etrusco (probabilmente un tempio), poi una villa romana e infine una chiesa paleocristiana costruita tra il V e il VI secolo d.C, dalle caratteristiche uniche nel panorama italiano, con un’area cimiteriale che si sviluppa in uno dei cimiteri più grandi d’Europa, all’incirca 900 sepolture scavate.

Uno dei problemi del sito è che è molto delicato dal punto di vista materiale. “Abbiamo provato con varie metodologie di restauro ma, per il tipo di muratura, non ci sono le condizioni”, aggiunge Campana. Le fragili murature del monumento, piene di significati e nuovi dati sulle fasi della tarda antichità e dell’alto medioevo, sono inadatte a conservarsi fuori da quella terra che le ha preservate per oltre 900 anni. Su indicazione del Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo Anna Di Bene e del funzionario archeologo Jacopo Tabolli, la Fondazione Pava onlus ha intrapreso la copertura completa delle murature ancora emergenti. Un’azione a prima vista brutale, ma che in realtà rappresenta un passaggio obbligato in seguito ad un decennio di scavi che hanno permesso la riscoperta di un sito importante ma estremamente fragile.

La Pieve di San Pietro a Pava a San Giovanni d'AssoQuella “archeologica” è la prima delle tre anime del Parco di Pava. La seconda è l’Ambiente, col progetto di piantumazione, intorno all’area archeologica, di essenze scelte sulla base degli studi del team di paleobotanici dell’Università Federico II di Napoli, dal 2004 parte fondamentale del gruppo di ricerca del progetto Pava. Il progetto dal 2014 mira alla ricreazione del tipico paesaggio boscato medievale fatto di querce e lecci radi, ben puliti, che verosimilmente coprivano in maniera costante le alture e i pendii della Valle dell’Asso. “Nell’ambito dell’ambiente - sottolinea Campana - abbiamo piantato tre filari di aceri campestri per maritare la vite con l’acero campestre, per riprodurre quelli che ancora si trovano nelle campagne senesi, tecnica utilizzata in passato, nelle coltivazioni non intensive, documentata per l’età romana e etrusca. Non molto lontano, sulla strada da San Giovanni a Torrenieri, troviamo ancora esempi di maritatura fatti da una persona di San Giovanni con viti molto antiche. Il nostro progetto prevede di impiantare alcuni filari di queste antiche viti per conservarli e raccontarli. La vite per noi è infatti molto interessante, perché il rapporto col vino era centrale nella ritualità ecclesiastica. Per quanto riguarda il lavoro sul paesaggio l’idea è sempre stata di condurre il visitatore in un viaggio nel tempo. Il parco si estende su area di tre ettari, la prima parte è dedicata a coltivazioni moderne, successive alla scoperta America (ad esempio i girasoli). Attraversato un sentiero che si sviluppa all’interno di questa prima porzione di parco si accede a un secondo spazio, dove stiamo lavorando per riprodurre il paesaggio della pastura alberata (querceto misto) per poi passare al paesaggio della vite maritata, tipico dell’età etrusca e romana. Ricostruire un paesaggio è un modo nuovo di raccontare un piccolo frammento di coltivazioni promiscue e sostenibili che si differenziano fortemente dal paesaggio monoculturale e intensivo della contemporaneità”.

La Pieve di San Pietro a Pava a San Giovanni d'AssoLa terza anima del sito è l’Architettura, grazie alla presenza del centro didattico “casa degli archeologi”, una struttura multifunzionale realizzata dall’architetto Edoardo Milesi rispettando i principi del minimo impatto sul territorio e della massima integrazione possibile. Ed è proprio da qui che il Parco di Pava si indirizza oggi verso la “rinascita” del monumento con la realizzazione di un progetto di architettura e archeologia sperimentale teso alla ricostruzione di alcune parti significative del monumento seguendo l’uso di tecniche costruttive del tempo e utilizzando materiale proveniente dallo scavo. Questa attività verrà condotta in collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali dell’Università di Siena, il MIBACT  e la Scuola Permanente dell’Abitare. Il progetto sarà presentato il 29 settembre in occasione delle “Notti dei Ricercatori”. Interverrà l’Università di Siena e la Soprintendenza, con la Pro Loco di San Giovanni d’Asso che allieterà la serata con un buffet e alcune degustazioni. Ci sarà inoltre la possibilità per i bambini di provare il lavoro dell’archeologo con le aree destinate alla ricostruzione di uno scavo stratigrafico.

Oltre a questa attività, nella strategia dei responsabili dello scavo, la ripresa degli scavi (sempre sotto la direzione del professor Stefano Campana e della dottoressa Cristina Felici) porterà all’ampliamento della zona a sud della chiesa, indagando le fasi della villa tardoantica che ha preceduto la chiesa nella sua lunga vita.

Il progetto di riqualificazione del sito di Pava è stato possibile solo grazie al supporto e alla generosità di una cantina di Montalcino, l’azienda Le Ragnaie, alla quale si è aggiunta l’“Inerti scavi” di Castelnuovo Berardenga, che hanno contribuito alla realizzazione di opere di ricopertura del monumento e alla ristampa e all’incremento dei pannelli del percorso del Parco. “E’ però indispensabile trovare altri soggetti che contribuiscano a mantenere vivo il sito e alla realizzazione dei progetti in corso - interviene il professor Campana - Il Parco di Pava è tra i luoghi che possono beneficiare dell’Art Bonus”. Se infatti, un’azienda o un privato decidono di dare un contributo al Parco di Pava, entrambi possono recuperare il 65% dell’importo devoluto come credito d’imposta. (http://artbonus.gov.it/).

Le prossime attività previste al Parco di Pava per le quali è fondamentale il contributo delle erogazioni dell’Art Bonus sono: realizzazione di un’adeguata insegna per il Parco (prezzo stimato: 1.000 euro); archeologia e architettura sperimentale finalizzate alla ricostruzione di due elementi importanti e rari delle chiese paleocristiane, l’area presbiteriale e/o il battistero ad immersione (4.500 euro); implementazione del “bosco medievale” con nuove piantumazioni (3.000 euro) e coltivazione della tradizionale vite maritata agli aceri campestri, i testucchi (prezzo stimato per la potatura e messa a dimora delle viti: 3.000 euro).

Per il sito di Pava si apre adesso una fase connessa soprattutto alla comunicazione e alla valorizzazione di questo gigante “sepolto”, un’area che la Fondazione PAVA ha sempre voluto essere pubblica, sempre aperta, a ingresso libero. Al parco va aggiunta la mostra dei reperti più significativi provenienti dallo scavo visitabile, anche in questo caso sempre gratuitamente, dal lunedì al sabato, dalle ore 14, al palazzo Municipale di San Giovanni d’Asso. Un’ottima opportunità per visitarla sarà proprio il 29 settembre, quando Pava ospiterà l’evento legato alle “Notti dei Ricercatori”.

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