Comunità del tartufo in festa per attestato Unesco

Lucia Borgonzoni, Michele Boscagli e Fabio CerretanoA sei mesi di distanza dal prestigioso riconoscimento, la comunità italiana del tartufo ha finalmente festeggiato la tanto attesa iscrizione della ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ nella lista rappresentativa Unesco del Patrimonio Culturale Immateriale, avvenuta nel dicembre 2021. Lo ha fatto con una grande festa, oggi a Roma, alla Casa del Cinema, location d’eccezione individuata dal Ministero della Cultura.

“Finalmente festeggiamo nel modo che volevamo, con una grande festa di comunità, questo riconoscimento tanto auspicato e per cui abbiamo lavorato con costanza e dedizione per molti anni. La gioia di questo momento sta nella condivisione con tutti coloro che si identificano con l’elemento”, ha dichiarato Michele Boscagli, ex sindaco di San Giovanni d’Asso e presidente dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo, che insieme ad altre associazioni del settore ha ricevuto l’attestato dell’avvenuta iscrizione, consegnato dal sottosegretario di Stato Lucia Borgonzoni.

All’evento non sono voluti mancare istituzioni, esponenti politici, personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo che negli anni hanno accompagnato e sostenuto il lungo percorso che ha portato a questo riconoscimento. Tra questi i “Messaggeri della Cultura del tartufo”, la conduttrice Syusy Blady e il pronipote di Totò Simone Buffardi de Curtis, e i parlamentari Susanna Cenni e Filippo Gallinella.

“Per ogni comunità – il commento del Sottosegretario di Stato per la Cultura Lucia Borgonzoni – il percorso verso il riconoscimento UNESCO a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità significa andare ancora più a fondo nella conoscenza di quelle che sono le storie, le tradizioni e il valore custodito dalle tantissime persone che le animano e dai territori in cui le comunità vivono. Significa arrivare alle nostre radici. E significa anche fare rete attorno a un patrimonio immenso e lavorare perché venga custodito e trasmesso alle nuove generazioni. L’importante traguardo di oggi è solo l’inizio: la strada da seguire è quella che porta alla valorizzazione di questo patrimonio nella sua condivisione e tutela”.

“L’iscrizione della ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia’ nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’umanità UNESCO – ha commentato Fabio Cerretano, presidente di Fnati – deve rappresentare l’applicazione sistemica della conoscenza di noi tartufai soprattutto a tutela della biodiversità e della sostenibilità degli ambienti tartufigeni sempre più fragili. C’è un grande patrimonio immateriale da tutelare e da trasmettere alle nuove generazioni e questo importante riconoscimento deve spingere tutti noi a camminare in questa direzione”.

Il grande valore di questo riconoscimento, è stato spiegato durante l’evento, sta anche nel lavoro di ricerca e archiviazione di testimonianze e documenti che è stato fatto e che ha consentito una trasmissione formale dell’elemento, fino a oggi rimasta informale e prevalentemente affidata alla tradizione familiare e orale.

«La notizia è di alcuni mesi fa, ma in fase pandemica non fu possibile celebrarla in modo adeguato: oggi invece, finalmente, la “Cerca e cavatura del tartufo in Italia” sono stati iscritti nel patrimonio immateriale dell’Unesco»: con queste parole l’onorevole Susanna Cenni (PD) commenta il riconoscimento ottenuto dall’intero movimento che ruota intorno al tartufo italiano. Cenni ha partecipato oggi a Roma, insieme ad alcuni parlamentari e diversi sindaci, alla cerimonia con cui la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Bergonzoni, ha consegnato l’attestato ufficiale al presidente dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo, Michele Boscagli.

«Questo grande risultato – commenta la deputata – arriva dopo anni di lavoro incessante delle associazioni, con lunghe interlocuzioni con gli uffici Unesco del Ministero della Cultura, e premia il grande lavoro, la convinzione, la passione, la capacità di tenere assieme comunità, competenze, conoscenza. È un risultato che riconosce una pratica antica, un patrimonio fatto di sapere custodito e tramandato nel tempo, incentrato sulla profonda comprensione dell’ambiente naturale e dell’ecosistema e sul rapporto simbiotico tra uomo e cane».

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