Il Pit visto da Anna Marson: “chi fa vino prende soldi pubblici ma almeno rispetti il paesaggio”

Pascolo per pecoreDopo mesi di polemiche tra la Regione ed i Consorzi di tutela delle denominazioni toscane sul testo del Piano di Indirizzo Territoriale (Pit), l’assessore all’Urbanistica Anna Marson risponde agli attacchi attraverso le pagine di Sette, uno dei magazine del Corriere della Sera, in un articolo a firma di Vittorio Zincone.
L’accusa che i Consorzi muovono nei confronti dell’assessore? Secondo i produttori, la Marson vorrebbe imporre il ritorno alla pastorizia nella terra del vino e introdurre una vetero-conservazione del territorio, frenando l’onda alcolica dello sviluppo ed il pericolo è quello che, con il nuovo Pit un qualunque funzionario potrebbe imporre di passare dalla viticoltura alla pastorizia. Alle critiche l’assessore all’Urbanistica risponde che sono infondate spiegando che: “ il Piano serve a dare una lettura del paesaggio oggettiva, a smaltire la burocrazia e ad arginare l’arbitrio nelle interpretazioni dei vincoli anche da parte delle soprintendenze. E che noi, senza introdurre nuovi vincoli, abbiamo solo rilevato che i vigneti di tipo industriale estensivo possono comportare delle criticità. Stiamo solo chiedendo a chi riceve lauti finanziamenti pubblici per le proprie vigne di seguire qualche minimo accorgimento. Un ettaro di terra usato per la pastorizia non vale quasi nulla e riceve pochi finanziamenti. Un ettaro di vigne nella zona di Montalcino può valere anche cinquecentomila euro e ricevere circa quindicimila euro di finanziamento per impiantare una vigna. In pratica con l’uva ottieni una rendita fondiaria, corroborata da soldi pubblici. A fronte di questa plusvalenza, la Regione potrà chiedere di adottare qualche accorgimento che tuteli Il paesaggio?”. Ad esempio Mantenere la biodiversità. Non distruggere manufatti architettonici storici, fontane e capitelli, o strade vicinali, solo perché intralciano la vigna. Tutto per un interesse collettivo. “Un’imprenditorialità sana - prosegue la Marson - guarda al ritorno dell’investimento nel medio e lungo periodo. E invece… Lo sa che lungo il corso dell’Orcia, una vigna è entrata nella golena del fiume?”. Alla critica, poi, che, anche una vigna è un bel paesaggio, la Marson risponde: “Meglio di una casetta a schiera fatta male, certo. Ma in alcuni casi le vigne intensive provocano dissesti idrogeologici”. I produttori sostengono che non sia vero ed aggiungono che ci sono problemi interpretativi del Pit. La Marson risponde che il Piano può essere rivisto e migliorato.
Un nuovo punto di vista, quello dell’assessore all’urbanistica che, alla luce delle sue dichiarazioni, potrebbe far riflettere e aprire un confronto. Magari, con animi più tranquilli e pacati, per iniziare una “trattativa” che possa accontentare sia i produttori sia chi cerca di tutelare ambiente e paesaggio.

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