La sanità delle zone periferiche rinasce a Montalcino

L'incontro a teatro sulla sanitàIl passaggio da Casa della Salute a Casa della Comunità, i fondi del Pnrr (1,8 milioni), la nuova figura dell’infermiere di famiglia, il progetto di cardiologia territoriale che mette al centro l’abitazione come luogo di cura privilegiato, la riattivazione del Centro raccolta sangue e l’organizzazione del nuovo punto unico di accesso, il ripristino (già da qualche mese) del pap test diagnostico. Sono le principali novità, alcune già partite e altre in divenire, del presidio ospedaliero di Montalcino, illustrate durante l’incontro “La salute a Montalcino. Stato dell’arte e prospettive” richiesto dal Comitato cittadino per il Presidio Territoriale e promosso da Asl Tse, Società della Salute Senese e Comune di Montalcino.

“Potrete tornare a chiamarlo “ospedale di comunità”, non sarà così tanto diverso dall’ospedale che conoscevate – ha detto il direttore sanitario dell’Asl Simona Dei – nella struttura di Montalcino abbiamo medici di famiglia, posti letto di cure intermedie con un infermiere 24 ore su 24, il supporto del medico. Poi i posti di riabilitazione, il presidio diagnostico dove vengono spesso anche persone da Siena perché trovano prima l’appuntamento qui che a Pian d’Ovile. Il presidio si potenzierà nei prossimi anni, grazie a finanziamenti Pnrr, al maggior coordinamento tra medici di famiglia, specialisti e centrale operativa e al cambio da Casa della Salute a Casa della Comunità, alla nuova figura dell’infermiere di famiglia. La prima volta sono venuta qui – prosegue Dei – era negli anni Ottanta, per trovare un’amica di Certaldo che aveva scelto di partorire a Montalcino. Le cose cambiano, molte malattie riusciamo a seguirle a casa e molte terapie vicino casa, per ridurre il più possibile i giorni passati in ospedale. Questo è importante pensando che il 70% dei pazienti ricoverati è anziano. E sappiamo quando sia dura per loro lasciare l’ambiente familiare”.

“Quella di Montalcino è un’esperienza di avanguardia, che anticipa i nuovi percorsi di assistenza territoriale in linea con il Dm77, che la Toscana non si limitata ad attuare ma ad interpretare partendo dalla cultura socio-assistenziale della nostra Regione - sono le parole dell’assessore regionale alla Salute Bezzini – l’esperienza di Montalcino traccia la strada da percorre rispetto alla riorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale, l’integrazione multi-professionale e multi-disciplinare per la gestione delle cronicità”.

“Si tratta - spiega il sindaco di Montalcino Franceschelli - di un ulteriore incontro in una serie di step finalizzati all’informazione della cittadinanza sullo stato di attuazione del progetto del Presidio territoriale e delle sue prospettive alla presenza del Comitato promotore. La strada intrapresa è quella giusta, una strada molto collaborativa e fattiva rispetto alla quale abbiamo visto già i primi risultati, grazie anche all’accordo di programma tra Comune e Azienda Usl Toscana sud est. D’altra parte non possiamo nascondere una forte preoccupazione per l’atteggiamento del Governo che non ha previsto nella Legge di bilancio un aumento della spesa sanitaria e questo potrebbe mettere seriamente a rischio i presidi sanitari territoriali come il nostro”.

Comunità e sinergia tra i vari attori sono aspetti rimarcati più volte nel corso dell’incontro. “Dopo l’esperienza del Covid stiamo parlando sempre di più del miglioramento dei servizi territoriali – sottolinea il presidente della Società della Salute Senese Giuseppe Gugliotti – un percorso già avviato qui a Montalcino, adesso ulteriormente rafforzato dalla pandemia che ci ha fatto capire ancora di più che queste sfide si vincono assieme. Oggi è un incontro molto importante, un momento di monitoraggio a cui ne seguiranno altri. Montalcino diventa così un modello di partecipazione”.

Davide Ricci, responsabile del presidio ospedaliero, nonostante le ferie ha voluto seguire il dibattito intervenendo in collegamento video. “Abbiamo avviato un progetto, si chiama ‘cardiologia territoriale di Montalcino’, da un paio di settimane abbiamo iniziato a seguire alcuni pazienti. Si propone di sviluppare una specialistica territoriale in modo particolare: non c’è solo un ambulatorio, ma anche la telemedicina che adesso ha come riferimento la Casa della Salute e tra non molto la Casa di Comunità e tutto il territorio afferente”.

Antonella Valeri e Alessandro Frati hanno parlato dell’accordo di programma tra Asl, Comune di Montalcino e Fondazione del Brunello, che ha dato e sta dando un importante apporto. “Ricordo benissimo quando mi venne affidato l’intervento di riqualificazione complessiva dell’ospedale – commenta l’ingegner Frati – iniziammo nel 2005 e finimmo nel 2009. Di fronte avevo questa struttura e mi sembrava di essere alla fine degli anni ‘70. Quell’importante intervento ha dato nuova vita all’ospedale. Nel recente accordo col Comune abbiamo programmato interventi eseguiti nel corso dell’ultimo anno, pur con tutte le difficoltà visto che Montalcino è sottoposta a tutela della soprintendenza. Cito il potenziamento dell’impianto di climatizzazione, l’intervento tecnologico sulla sala operatoria. Lunedì inizierà l’ultimo intervento connesso al piano di emergenza, l’adeguamento di alcune porte delle camere degenziali, che si concluderà in meno di un mese. E poi c’è il piano legato al Pnrr, per il rifacimento della copertura. Parliamo di oltre 1,8 milioni di euro, perché siamo riusciti a inserire anche la riqualificazione delle facciate. Abbiamo individuato l’impresa, il progetto definitivo è già approvato ed entro la fine dell’anno partiamo col cantiere”.

Maurizio Pozzi, storico medico di famiglia, ha parlato della mancanza di personale per quanto riguarda questa specialità. “A Montalcino ci siamo salvati. Col sindaco abbiamo condiviso un’esperienza molto complessa, eravamo sull’orlo del default. Altre province non stanno così bene, dobbiamo stare sempre sull’attenti. Nel prossimo futuro, senza correzioni, andremo incontro a un’assenza del medico di famiglia per 10-15 milioni di italiani. Bisogna rilanciare il tema”.

Mariella Taccioli, coordinatrice infermieristica della zona senese, ha illustrato la nuova figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, “l’anello di congiunzione, un professionista che sta in prossimità e diventa il punto di riferimento delle persone, un referente di un territorio”, spiega Taccioli, che gioca in casa essendo di Montalcino. Un progetto iniziato lo scorso anno, che prevede 50 infermieri di comunità a Siena, circa uno ogni 2-3.000 abitanti, attivi sette giorni su sette. Quattro infermiere sono a Montalcino (una a Torrenieri, una a Montisi e San Giovanni d’Asso e altre due tra capoluogo e frazioni limitrofe). “Abbiamo collezionato nella zona senese, in un anno, circa 34.000 accessi al domicilio, assistendo 7.500 persone a casa – prosegue Taccioli – su Montalcino abbiamo preso in cura circa 300 persone nel 2022, per un totale di 2.500 accessi, e 108 persone nei primi quattro mesi del 2023, con circa 800 accessi. Abbiamo anche riaperto gli ambulatori, uno pure a San Giovanni d’Asso dove abbiamo svolto dei corsi sulla gestione del diabete”.

Sono intervenuti anche Gianfranco Autieri, che si è occupato dei tempi di attesa e del consumo delle prestazioni per quanto riguarda l’offerta clinica specialistica a Montalcino, e Alessandro Militello che ha spiegato le nuove modalità di accesso ai servizi e alle attività di back office. Al convegno, moderato da Lorenzo Baragatti, direttore della Zona distretto Senese, hanno preso parte il Comitato di Partecipazione della Società della Salute Senese e il Comitato per il Presidio di Montalcino, oltre a diversi cittadini interessati ad un tema prioritario per il paese.

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