La vetrata trecentesca: guida simbolica per Montalcino

Particolare della Trinità della Vetrata Trecentesca Policroma proveniente da Sant’Agostino

“Investire nella tutela e nel recupero dei beni culturali e accrescere e rafforzare la sensibilità delle persone all’immenso patrimonio artistico che l’Italia possiede. È necessario, inoltre, cercare finanziamenti e capire che, soprattutto in un periodo di crisi come questo, per il recupero di opere d’arte importanti come quelle che presentiamo questa sera, è essenziale che pubblico e privato collaborino”. Così Gianni Resti, presidente della Fondazione Musei Senesi, ha dato il via, oggi, alla presentazione delle opere d’arte del territorio di Montalcino restaurate nel progetto “Ritorni e Restauri”, elaborato per favorire la tutela e la valorizzazione dei beni storico-artistici di Montalcino. Insieme alla trecentesca vetrata policroma proveniente dalla bifora dell’abside di Sant’Agostino, tornano a nuova anche un gruppo di opere restaurate (vanno dal XVI al XVIII secolo, con artisti del calibro di Vicenzo Tamagni) che entrano, da oggi, a far parte della cospicua raccolta museale esistente.
“Il restauro della vetrata - dice Alessandra Dami, direttrice del Museo di Montalcino - incaricato e finanziato dalla Fondazione dei Musei Senesi, in collaborazione con il Comune di Montalcino e la Fondazione Mps, potrebbe essere un passo importante verso un progetto più ampio di riqualificazione di Sant’Agostino, una delle chiese più importanti di Montalcino a cui i cittadini sono profondamente legati. Siamo profondamente orgogliosi del ritorno di queste opere a Montalcino perchè, finalmente, ci riappropriamo della storia del nostro territorio, guida fondamentale per la scoperta e la consapevolezza di quale sia la nostra identità”.
Don Giuseppe Acampa, a nome dell’Arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, oltre a rimarcare l’importanza culturale del restauro della vetrata trecentesca, ha confermato la necessità “di un progetto più generale di restauro della Chiesa di Sant’Agostino”: “le opere d’arte sono un bene prezioso, ed è essenziale lavorare in direzione della loro tutela e del recupero, se necessario. Lavoro importante è stato fatto sulla vetrata istoriata, ma è auspicabile, in un futuro prossimo, che l’intera Chiesa di Sant’Agostino torni a nuova vita; a questo proposito, anche la Diocesi di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, sta lavorando: vorremmo - ha spiegato Acampa - che questa chiesa, bene prezioso per la comunità di Montalcino, e forse la più cara e amata dai fedeli della città, potesse tornare ad essere fruibile, accogliendo, nuovamente, anche le celebrazioni liturgiche”. Don Acampa ha poi assicurato, alla Montalcinonews, la prossima riapertura del Duomo e un progetto di riqualificazione del prestigioso Palazzo Vescovile.

 


 

Focus - La Vetrata di Sant’Agostino
La vetrata figurata policroma era collocata nella bifora dell’abside di Sant’Agostino edificio di culto di proprietà dell’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino, in comodato d’uso al Comune di Montalcino. Il Freuler avanza l’ipotesi che Petra Cacciati, esponente di una delle più importanti famiglie di Montalcino, vissuta tra la seconda metà del Trecento e i primi anni del secolo successivo, possa aver finanziato oltre all’esecuzione della vetrata, come si legge da iscrizione sulla bifora nella quale era impiombata “DNA PETRA IE (KAT)IS FECIT”, anche gli affreschi dell’abside della Chiesa di Sant’Agostino attribuibili a Bartolo di Fredi, anche se finora non esistono documenti a riguardo. La vetrata è costituita da otto pannelli rettangolari disposti verticalmente in coppia, sormontati da parti cuspidate. In alto, al centro fra le due aperture della finestra, vi è lo Spirito Santo in forma di colomba incastonata nella pietra in una apertura polilobata. 
La Madonna Annunciata è inserita nella cuspide di destra, mentre in quella di sinistra sta l’Angelo annunciante. Al di sotto della Madonna vi è la Trinità raffigurata con il Padreterno che abbraccia il Cristo in croce e la colomba in volo che discende fisicamente dal Padre al Figlio ancor più che simbolicamente. Al di sotto troviamo un pannello con san Paolo Apostolo, poi san Giuseppe e, infine, San Firmino. Chiude la parte della vetrata di destra, in basso, un pannello con una croce stilizzata che porta una scritta in caratteri gotici illeggibile. Alla sinistra di chi guarda, la vetrata contiene dall’alto la figura di Sant’Agostino, poi San Pietro Apostolo, San Nicola e  Santa Costanza. 
Chiude verso il basso la stessa sigla della croce che troviamo a sinistra senza la scritta. L’attuale sapiente restauro ha evidenziato che le figure hanno un aspetto trecentesco, tanto da far ritenere possibile che interventi conservativi intermedi avvenuti fra il Trecento e il Novecento, abbiano ripreso  forme antiche camuffando alcune delle tessere sopravvissute con una integrazione invasiva e ricostruendo invece con nuova materia vitrea e nuova cottura l’intera grisaglia. 

Focus - Le opere restaurate
Le opere d’arte restaurate, acquisite in modo permanente dal Museo di Montalcino, muovono dal primo quarto del XVI secolo con artisti del valore di Vincenzo Tamagni che, nell’affresco con  Madonna col Bambino, esprime la ricerca d’armonia e forma  “dolcezza né colori e unità”, tradotta in una visione più ampia e completa della figura umana, alle chiare e precise composizioni di dipinti con profondo carattere religioso, come il Crocefisso con santi del 1571. La tenerezza pittorica, il profilo garbato e composto, sembra invece attribuire la  Santa Caterina che riceve le stigmate a Francesco Bartalini. Il  Fra’ Antonio Posi, minore conventuale riconducibile ad un ignoto pittore della fine del Cinquecento, il vescovo Tommaso Cervioni  di Carlo Cignani (1628 -1719), considerato il principale interprete del cambiamento di gusto che, già riflesso nell’ultima produzione di Reni e del Guercino, si verificò nella pittura bolognese a partire dalla metà del Seicento, quando fu abbandonata l’energica e monumentale maniera dei Carracci per uno stile più suadente ed aggraziato, più delicato e intimista ed il Sant’Agostino di Domenico Manetti (1609-1663) rappresentato alla maniera naturalista postcaravaggesca. La ritrattistica di questi uomini religiosi e santi, il cui segno nitido, lo studio analitico, la semplificazione e purezza della forma, conferisce ai personaggi rappresentati una distaccata aristocrazia nella più sincera interpretazione dello spirito controriformistico, nella visione di un nuovo sentimento religioso che assume accenti di intima ed umana devozione. Infine del 1725 la tela del pittore bolognese Aureliano Milani il  Miracolo della Madonna del fuoco di Forlì  nella quale è palese una rivisitazione più popolare del suo classicismo carraccesco. 

Focus - “Ritorni e Restauri”: ecco le finalità del progetto 
Entrando nel complesso museale di Montalcino si accede al cuore più segreto ed intimo della cultura di questi luoghi e di questa città. Qui la storia non è relegata in atri bui e polverosi, ma è cosa viva, vissuta nella consapevolezza dell’eterna stratificazione. La Sezione Civico-Diocesana è articolata su tre livelli: “compatibilmente con l’aspetto e la capienza  degli ambienti storici dell’ex Convento di Sant’Agostino sapientemente restaurato, la natura ed i formati delle opere, l’esposizione si dispiega per nuclei cronologici e se in alcuni punti la sequenza si interrompe per tornare indietro o passare avanti, l’allestimento sopperisce con suggestivi accostamenti e la presentazione delle opere, per le quali si è tenuto conto della loro funzione originaria”. Nelle finalità culturali del Museo, al fine di favorire la tutela, la valorizzazione dei beni  storico-artistici di Montalcino e con l’intento di arricchirne il già cospicuo patrimonio della collezione, è stata determinata la volontà di presentare ed acquisire opere d’arte restaurate provenienti dal territorio, le quali andranno a far parte della raccolta museale. 

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