Un progetto ambizioso, quello che ha visto inscenare l’“Opera degli Straccioni” lo scorso fine settimana ed ha concluso, in bellezza, la stagione teatrale invernale dell’Astrusi. La piéce, ri-scritta da Alessandro Schwed, prende ispirazione da più opere, in particolare dalla contaminazione culturale de “L’opera da tre soldi” (Die Dreigroschenoper), con cui Bertolt Brecht, drammaturgo tedesco passato alla storia come una delle figure più grandi e influenti del Novecento, nel 1928, attaccava la borghesia dell’epoca creando lo strumento del teatro epico e anticipando la futura crisi politica, il fascismo; un’opera rielaborata, secondo Brecht, da “L’opera del mendicante” (Beggar’s Opera) di John Gay con musiche di Kurt Weill, messa in scena la prima volta nel 1728, e basata sull’obiettivo di screditare la corruzione della società aristocratica e borghese del tempo. Oltre all’importanza del testo e del lavoro di rielaborazione che ne è stato fatto, lo spettacolo che Manfredi Rutelli ha portato in scena “un esperimento” e un “primo atto” di una rappresentazione molto più elaborata e sviluppata che andrà in scena a Montalcino in autunno. Fondamentali in questo “esperimento” la corale, i cantanti della Scuola di musica di Montalcino e le musiche eseguite dal vivo dall’Orchestra della Filarmonica e dal Gruppo polifonico “G. Puccini”. Una contaminazione, un incontro e un’unione di scrittori e “attori” di Montalcino che racconta, a più voci, il cinismo del mondo aristocratico e della finanza con i suoi affari, i suoi interessi, i suoi intrighi in forma attuale e divertente.
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