Vino, clima e futuro dei giovani produttori

Vino, clima e il futuro nelle mani dei giovani produttori di Montalcino“Gli eventi estremi saranno sempre più repentini e simultanei e questo renderà difficilissimo se non impossibile fare sia previsioni meteorologiche che previsioni climatiche di lungo periodo. La soluzione? È agire, ognuno nel suo piccolo. Perché peggio di fare qualcosa di sbagliato è non fare nulla”. L’ormai noto scenario climatico che Montalcino e tutto il mondo dovrà affrontare nei prossimi anni è stato confermato anche dal meteorologo di La7 Paolo Sottocorona, in un confronto organizzato oggi dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, durante “Benvenuto Brunello”, con le giovani generazioni di vignaioli alle prese con annate di certo non semplici, se solo si pensa alla difficile 2017, una vendemmia paradigmatica, tra i vigneti delle aziende di famiglia, dove si produce uno dei vini italiani più famosi al mondo.

“L’aumento della temperatura di un solo grado sembrerebbe poca cosa, ma questo aumento in un tempo breve come quello di un solo secolo, anziché 10.000 anni, com’è successo fino ad ora nel susseguirsi dei diversi periodi di glaciazione, ha conseguenze importanti sul pianeta. Importanti, ma soprattutto non uniformi che portano al sovrapporsi degli eventi: siccità e alluvioni, forte caldo e picchi di freddo. La neve nel Sahara, per intendersi”, ha spiegato Sottocorona, nel dibattito condotto da Luciano Ferraro, firma del “Corriere della Sera”, dove sono intervenuti anche Robert Camuto, inviato per l’Italia di “Wine Spectator”, e il giornalista Marcello Masi, autore e conduttore dei “Signori del Vino” su Rai2. Il 2017 ha dato, in questo senso, un significativo assaggio di ciò che potrebbe diventare la “norma” (se mai ne può dare l’imprevedibilità): siccità protratta per più stagioni, primavera anticipata con gelate tardive, temperature elevate e piogge scroscianti. Uno stress idrico, luminoso e termico estivo che, fino alle attese piogge di settembre, ha messo a dura prova le vigne di Montalcino e ha generato bacche piccole rugose e dure, dotate di elevata acidità tartarica e concentrazione zuccherina ma basso ph. Uno squilibrio solo in parte attutito da una attentissima gestione agronomica in vigna della parete fogliare, una vendemmia anticipata e poi un costante controllo dei processi fermentativi e di macerazione, per evitare che un mosto abbondante di sostanze polifenoliche andasse incontro ad arresti fermentativi e sviluppasse elementi indesiderati (come i batteri lattici o lieviti brettanomices).

Una dimostrazione di come i produttori di Brunello siano in grado di gestire e interpretare anche annate molto discontinue e anomale come quella appena passata. Ma quali sono gli strumenti che soprattutto le nuove generazioni di produttori hanno in mano per affrontare questa imprevedibile estremizzazione climatica? “Una buona gestione agronomica e un’approfondita conoscenza del proprio terreno e delle proprie piante per proteggere la vigna” secondo Viola Gorelli de Le Potazzine, in “un rapporto sempre più stretto tra cantina e campagna, coadiuvato dalle conoscenze scientifiche e dai nuovi strumenti di selezione disponibili oggi”, ha aggiunto Francesco Ripaccioli di Canalicchio di Sopra, mentre Giacomo Bartolommei di Caprili ripone la sua fiducia nella ricerca, perché “il problema più urgente oggi è la siccità. Servono portainnesti e cloni che abbiano meno fabbisogno idrico e la cisgenetica può essere una soluzione: una soluzione che non snatura il vitigno perché va ad intervenire solamente su quei singoli caratteri genetici che rendono le piante resistenti alla mancanza di acqua o di malattie, come la peronospora e l’oidio”.

Una Denominazione di prestigio come quella del Brunello deve però essersi posta il problema di come affrontare congiuntamente un cambiamento di tale portata. Se lo domanda Robert Camuto: “cosa sta facendo il Consorzio del Brunello? È possibile che prenda in considerazione la modifica di un disciplinare che è stato redatto in periodi più freschi di quello attuale?”. “Il Consorzio siamo noi 260 produttori insieme - risponde Ripaccioli - e tutti noi facciamo la differenza nelle decisioni che prendiamo singolarmente. Già il disciplinare ha tolto qualche anno fa il limite di altitudine che era previsto in precedenza, ma oggi è sulla qualità che bisogna investire, rendendola il più sostenibile possibile”.

Nessuno tra i giovani produttori auspica cambiamenti stravolgenti nel prossimo futuro, ma sono tutti d’accordo nel voler crescere sul fattore umano e sullo sviluppo di una comunità più coesa, restando ben ancorati al lavoro fatto dai nonni, la generazione con cui non c’è mai stata una rottura, bensì una continuità d’intenti fondata sull’idea che puntare sul territorio è l’unico modo per fare vini non riproducibili altrove. Che è stata, ed è, la fortuna del Brunello. Il fatto che non ci sia stata rottura nel cambio generazionale produttivo enoico è uno degli aspetti che rende armonico il “sistema Montalcino”.

La stessa armonia con cui si sta gestendo anche il flusso di investimenti stranieri che sta investendo il territorio. “Qui c’è un equilibrio che non snatura il territorio: il lavoro umano, la sapienza, il clima, la natura stessa, ci sono condizioni uniche al mondo - ha commentato Masi - che rendono ancora più preziosa una ricchezza esagerata che l’Italia possiede. È naturale che Montalcino attragga investitori ed è certamente un fattore positivo in generale. In questo caso, nonostante la nota litigiosità delle persone di questo Paese, la comunità è riuscita anche a mantenere intatto il suo equilibrio. E questo alla lunga premia, perché chi sceglie questo territorio lo fa rispettandolo e diffondendo nel mondo questa armonia di cui gode. E questo a sua volta aiuta a far conoscere l’Italia e farla primeggiare”.

Armonia del territorio, consapevolezza tra le giovani generazioni e un prodotto di qualità, sono, secondo gli interlocutori, tre fattori che sono un buon punto di partenza rispetto agli scenari climatici catastrofici che molti esperti stanno delineando. “Ma la terra ha meccanismi di reazione ai cambiamenti che non conosciamo - ha concluso Sottocorona - e che ci fanno ben sperare. Se iniziamo ad inquinare tutti di meno, usando meno la macchina o facendo la raccolta differenziata, ad esempio, contribuiamo tutti alla causa. Sembrano gocce nel mare, ma il mare è fatto di gocce: se gli leviamo tutte le gocce, il mare non c’è più”.

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