Raffaelli: Montalcino torni ad avere un ospedale

Ilio Raffaelli, storico sindaco di Montalcino Il nocciolo della questione è nel titolo. “Quello che fu l’Ospedale di Santa Maria della Croce di Montalcino torni ad esserlo, consono alla bisogna”. Si chiama così la nuova pubblicazione di Ilio Raffaelli, che da primo cittadino di Montalcino fu uno dei protagonisti del “Rinascimento” della città, uno sviluppo economico e sociale senza precedenti basato su agroalimentare, cultura, turismo e tradizione. Durante il suo ventennio, dal 1960 al 1968 e poi dal 1970 al 1980, Montalcino si mostrò al mondo per la sua lungimiranza in alcuni settori chiave: dal vino (primo Consorzio di Tutela e prima Docg riconosciuta) all’istruzione (prima scuola elementare a tempo pieno d’Italia, nel 1970), fino alla sanità, con l’Ospedale Santa Maria della Croce che nel 1964, dopo quattro anni di lavori e una spesa di 100 miliardi di lire, contava 105 posti letto e ben tredici reparti: chirurgia, ostetricia, ginecologia, medicina, cardiologia, oculistica, otoiatria, radiologia, odontoiatrica, analisi cliniche, cure fisiche, ortopedia e pediatria.

La nuova pubblicazione di Raffaelli: Quello che fu l’Ospedale di Santa Maria della Croce di Montalcino torni ad esserlo, consono alla bisognaIl calvario dell’ospedale cominciò nel 1969, proseguì con la “strategia del carciofo” (tagliare una foglia per volta) e si concluse nel 1997 con la chiusura e la conseguente nascita del Presidio funzionale. Si arriva così all’attualità, con un plesso di 10.000 metri quadrati “inutilizzato al 90%”, spiega Raffaelli nel suo opuscolo di circa 20 pagine. “Oggi, per raggiungere l’Ospedale Le Scotte di Siena con una propria automobile, si impiegano anche due ore di tempo fra passaggi a livello, tre, e la regolamentazione del traffico nei centri abitati - sottolinea l’ex sindaco di Montalcino - la Cassia, se si esclude la circonvallazione di Monteroni d’Arbia e il tratto Galluzzi-San Quirico d’Orcia, è rimasta tal quale quella che venne asfaltata nel 1934. Se poi si deve arrivare con i mezzi pubblici di trasporto, allora si impiega una giornata. Anche per raggiungere l’ospedale di Montepulciano, 80 km di distanza, non si impiega meno tempo. Così è per l’ospedale di Abbadia San Salvatore. Rimane difficile capire il perché di questa scelta del servizio sanitario nei confronti del nostro territorio”. E per fortuna, aggiunge, che ci sono le Misericordie di Montalcino e Torrenieri, le cui ambulanze per il trasporto dei malati sono guidate al 90% da volontari. “Ringraziamoli e auguriamoci che questo volontariato continui”.

Il ragionamento di Raffaelli è il seguente: il Comune di Montalcino conta quasi 6.000 abitanti, a cui si aggiungono il grande flusso di turisti e le centinaia di lavoratori dal sud di Siena e dal nord di Grosseto. La zona insomma non è deserta, è viva e vegeta. È uno snodo cruciale della Toscana meridionale. “I poteri lontani - scrive Raffaelli - ottennero la chiusura del nostro ospedale. Nei fatti, assecondati da poteri locali. Perché? Ritorni il Santa Maria della Croce a essere ospedale come l’opinione pubblica, giustamente, rivendica”.

Attenzione, quella dell’ex sindaco non è un’operazione nostalgica. “Consono alla bisogna”, infatti, significa auspicare non certo a un ritorno dell’ospedale che fu, in tutte le sue funzioni (sarebbe francamente impossibile), ma ad un suo utilizzo attivo. A una struttura interconnessa col territorio, in linea con le esigenze dei cittadini.

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